Storia di una rivoluzione americana
19 Novembre 2020Canapa alleata contro il cambiamento climatico
27 Novembre 2020LIBERO CBD IN LIBERO STATO
Ieri la Corte di Giustizia Europea si è pronunciata su un caso francese riguardante una controversia legale contro due imprenditori. Motivo della controversia era l’importazioni da parte di quest’ultimi di liquido al CBD per sigarette elettroniche proveniente dalla Repubblica Ceca, che veniva estratto dalle infiorescenze, mentre la Francia consente l’importazione solo ed esclusivamente da derivati provenienti dalle fibre e dai semi.
Gli imprenditori non si sono arresi ed hanno fatto ricorso alla Corte di Giustizia Europea, la quale ha dichiarato che il CBD non può essere considerato un narcotico, e quindi non può esserne proibita la vendita nei territori degli stati membri della UE.
Questa sentenza ha una portata storica per due motivi:
– il primo è che un’alta istituzione europea abbia finalmente sancito che il CBD non è un narcotico, portando finalmente chiarezza in alcuni stati dove la disciplina giuridica della sostanza è ancora oggi estremamente confusa e nebulosa. Vorrei ricordare che in Italia ci sono ancora questori che considerano il CBD dannoso per la salute mentale, quando la World Healt Organizzation ha dichiarato più volte che non ci sono prove di problemi per la salute pubblica relativi all’utilizzo del CBD puro. E sono gli stessi questori a considerare ancora la marijuana light come precorritrice ad altre droghe, la famigerata “teoria del passaggio”, nata negli USA ai tempi del proibizionismo e considerata ciarlataneria già nel 1944 (qui un articolo interessante di DolceVita sull’argomento).
– il secondo motivo, che si ricollega al primo per ovvie ragioni, è che la sentenza rientrerà nel diritto comunitario, superiore alla legge ordinaria degli stati membri, i quali dovranno obbligatoriamente recepire tale sentenza ed adeguare la propria normativa riguardante la disciplina sull’uso e il commercio del CBD e dei suoi derivati.
La speranza è che l’Italia possa recepire al più presto la sentenza europea, dando finalmente certezza a decine di migliaia di persone che hanno investito e stanno investendo il proprio futuro nella filiera della cannabis al CBD, vittime da tempo ormai di sentenze fumose e vuoti legislativi.
E da lì, magari in poco tempo, iniziare a discurtere seriamente su un progetto di legalizzazione del THC, superando tabù che ormai hanno poco senso di esistere.